«All’ODI Turro Pallone fa rima con inclusione»

Leggi l'intervista ad Alberto Fumagalli sul giornale "Noi Zona 2". «La nostra è una proposta non solo sportiva, ma anche sociale»

«All’ODI Turro Pallone fa rima con inclusione»

L'intervista al nostro presidente su "NOI ZONA 2"

Ringraziamo Franco Bonera e tutta la redazione di Noi Zona 2, il periodico del nostro quartiere, per questa intervista che racconta bene la passione e i valori che stanno dietro la nostra associazione sportiva. Potete recuperare l’intervista nel numero cartaceo di Giugno, distribuito in tantissimi locali e realtà di zona 2. In alternativa, qui sotto potete scaricare il pdf della pagina o leggere il testo integrale.


«All’ODI Turro Pallone fa rima con inclusione»

Intervista ad Alberto Fumagalli, presidente della società calcistica dell’Oratorio dell’Immacolata

E’ il sogno di tanti calciatori: diventare presidenti del club nel quale hanno mosso i primi passi da giocatori. E l’ingegner Alberto Fumagalli, classe 1971, lo ha realizzato: dal 2013 è il responsabile dell’Odi Turro, la società oratoriana nella quale è cresciuto e che grazie a lui e alla lungimiranza di un sacerdote oggi è una bella realtà di Nolo, anche se esiste da ben prima che la zona attorno a viale Monza venisse ridefinita così, tanto che negli Anni 50 battezzò l’esordio su un campo di calcio di Bruno Bolchi, grande centrocampista e capitano dell’Inter, ricordato dai tifosi nerazzurri come “Maciste”.

“Sì”, conferma Alberto, “è fin dagli Anni 60 che la Parrocchia Santa Maria Assunta in Turro (mentre Odi sta per Oratorio dell’Immacolata) organizza squadre di calcio per varie fasce di età. Ha cominciato con qualche torneo interno, per poi passare negli Anni 70 a sfide a 7 e a 11 con altri oratori sotto l’egida prima delle Acli e poi del Cta, Campionati e Tornei dell’Amicizia, sempre sostenuta dal lavoro di tanti volontari, tutti impegnati a dare un’opportunità di svago e di crescita ai bambini e ai ragazzi del quartiere, e non solo”.

Il salto di qualità, però, arriva nel 2013, quando l’Odi si trasforma in Associazione Sportiva Dilettantistica e si iscrive ai vari campionati del Csi, più strutturato del Cta, col quale peraltro mantiene stretti contatti.  E Fumagalli ne diventa il presidente.

“Avevo continuato a giocare e poi dopo il 1990 avevo cominciato anche ad allenare. Il prete che in quegli anni si occupava dell’oratorio, don Luigi Perduca, grande appassionato di calcio e milanista come me, mi propose di diventare responsabile della società e non potei dirgli di no. Così eccomi qua, soddisfatto e orgoglioso della scelta”.

Soddisfatto perché oggi l’Odi vanta 120 tesserati, nati tra il 2005 e il 2015, per un totale di nove squadre più una scuola calcio, seguiti da un gruppo di dirigenti e allenatori che, sempre su base volontaria, si prendono cura di loro. Orgoglioso perché il calcio, in fondo, è quasi un pretesto: qui, infatti, pallone fa prima di tutti rima con inclusione.

“La nostra è una proposta non solo sportiva, ma anche sociale. Accogliamo i bambini a prescindere dalla tecnica calcistica, dalla fede religiosa e dalla capacità economica della famiglia, tanto che veniamo incontro di tasca nostra a chi non ce la fa a sostenere la nostra retta, che è comunque molto bassa.  Si tratta non solo di far praticare a giovani e giovanissimi uno sport di base come il calcio e di farli divertire, ma anche e soprattutto di includere chi vive sul nostro territorio, dove ci sono anche situazioni difficili. Siamo legati a una parrocchia, ma il 20 per cento dei nostri tesserati è di religione musulmana. E poi abbiamo anche ragazzi che sono al momento gestiti da Onlus, abbiamo e abbiamo avuto immigrati dal Nord Africa e alcuni di etnia Rom. Tutti quanti perfettamente integrati. E non parliamo solo dei piccoli calciatori, ma anche delle famiglie che cerchiamo sempre di coinvolgere nelle attività dei loro figli”.

A sostenere economicamente l’Odi concorrono le donazioni di privati e di alcune realtà economiche della zona come la Toasteria Mi Casa di piazza Governo Provvisorio e l’agenzia immobiliare Tecnocasa, mentre alla fornitura tecnica provvede l’azienda Jako, il cui responsabile per l’Italia è un ex oratoriano della parrocchia. Una bella favola, con un “però” che Fumagalli ci tiene a precisare.

“Abbiamo sempre sofferto la mancanza di un vero terreno per allenarci. Prima ne avevamo uno a 7, che comunque era limitato da un muro.  Oggi, dall’altro lato della chiesa, nel nuovo oratorio, disponiamo di un campo a 5 dove si possono allenare solo i bambini più piccoli. Gli altri dobbiamo farli allenare altrove, il che naturalmente crea problemi logistici, organizzativi ed economici. Ma pazienza: l’importante per noi era e resta creare il gruppo”.

E se tanto è stato fatto, resta pur sempre qualche obiettivo da raggiungere.

“Da un punto di vista sportivo”, conclude Fumagalli, “ci siamo tolti anche delle soddisfazioni, vincendo qualche campionato e mettendo in evidenza qualche ragazzino che poi ha continuato in società professionistiche. Tra l’altro è una nostra tradizione, con l’aiuto di un amico ex-oratoriano che lavora nel settore, invitare quando possibile un protagonista del grande calcio per un incontro coi ragazzi. Abbiamo avuto, tra gli altri, Mancini, Mihajlovic, Montella e Spalletti. Il sogno, sempre da un punto di vista sportivo, sarebbe ora di potere allestire squadre di età sempre più alta, e a riguardo ci stiamo lavorando. Sotto l’aspetto umano l’obiettivo resta lo stesso: continuare a trasmettere il messaggio sano del calcio e dello sport in generale, visto che abbiamo anche un gruppo di minibasket e abbiamo avuto un’esperienza con la pallavolo, che abbiamo abbandonato per la mancanza di una “nostra” palestra. Ma il mio sogno è convincere i ragazzi che oggi giocano con noi a restare legati alla società anche quando non verranno più all’oratorio, magari ereditando i ruoli di dirigenti e allenatori per dare nella continuità un senso ancora più ampio di comunità all’Odi Turro. Bastano tanta passione e altrettanta buona volontà”.

Doti che non sono mancate e non mancheranno mai ad Alberto Fumagalli, il giocatore diventato presidente.

Franco Bonera – NOI ZONA 2
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